Attualità Elettrotecnica, il mensile di informazione per installatori, progettisti, rivenditori. - page 46

a
ttualità
e
lettrotecnica - novembre/dicembre
2017
- numero
9
46
parola d’ordine
indipendenza
energetica con
Solarwatt
L’energia autoprodotta è senz’altro quella che costa meno, ne consegue
che il miglior modo di ammortizzare un impianto fotovoltaico in ambien-
te domestico è utilizzare tutta l’energia prodotta dall’impianto, evitando
che questa finisca in rete. Un’esperienza reale può essere interessante
per capire, dati alla mano, in che misura l’utilizzo di un sistema di accu-
mulo può contribuire ad aumentare l’autoconsumo. Il caso preso in esa-
me è l’abitazione di un professionista che ha un consumo annuale di
24.000 kW/anno (più di 6 volte i consumi standard di un’abitazione) e
due impianti fotovoltaici, uno che alimenta le pompe di calore, l’altro che
produce l’energia elettrica di uso domestico. Con l’obiettivo di sfruttare
al meglio l’energia prodotta dal sole è stato deciso di installare su que-
st’ultimo impianto il sistema di accumulo MyReserve, particolarmente
adatto per utilizzo residenziale in quanto dotato di un sistema di autoap-
prendimento che monitora ed aggiorna quotidianamente i dati di utilizzo
dell’impianto, quindi la quantità di ore di sole e il consumo tipico dell’abi-
tazione, per adattare i tempi di carica e scarica della batteria al profilo di
consumo, senza stressare inutilmente le batterie. “Il sistema di accumu-
lo installato attualmente ha una capacità di 4,4 kW, afferma Mirella Rac-
cagni di Euro Solis, azienda della provincia di Brescia specializzata nel-
la progettazione di impianti fotovoltaici anche di uso domestico, e ad
esempio nel mese di aprile ha avuto consumi per 790 kWh (escludendo
i consumi per le pompe di calore), di cui 480 kWh sono stati prelevati di-
rettamente dall’impianto o dalla batteria, arrivando a una percentuale di
autoconsumo di circa il 60%. Considerando la modularità di MyReserve
stiamo valutando di espandere il sistema di accumulo fino a 8,8 kW, po-
tendo raggiungere in questo modo una percentuale di autonomia ener-
getica tra l’80 e il 90%”.
BTicino
partner
dell’Università di Salerno
BTicino, capofila del gruppo Legrand in Italia e leader nel settore della
smart home e dell’IoT con il suo programma Eliot per gli oggetti connessi,
è tra i partner tecnologici del Diem – Dipartimento di Ingegneria dell’Infor-
mazione ed Elettrica e Matematica Applicata, uno dei pochi dipartimenti
di Eccellenza (solo 120 su oltre 900 e solo 3 in area Ingegneria dell’Infor-
mazione) nominati dal Miur a valle dell’ultima valutazione Nazionale sul-
la qualità della ricerca, a supporto delle attività di sviluppo dei nuovi cor-
si lanciati dall’Università degli Studi di Salerno, in collaborazione con
Apple, per la formazione dei futuri programmatori digitali. L’iOS Founda-
tion Program @UNISA prevede 4 corsi annui, in inglese e in italiano, con
docenti formati da Apple, di 60 ore ciascuno, aperti a 120 studenti pro-
venienti dai corsi di studio di Laurea triennale e Magistrale dell’Ateneo
Salernitano. In qualità di partner tecnologico del Diem, BTicino suppor-
terà attivamente gli studenti nella fase di realizzazione dei project work,
proponendo idee di App innovative nel settore domotico e IoT, in parti-
colare per favorire la consapevolezza dei consumi energetici e per il
controllo degli oggetti connessi.
dalle aziende
l’arte
di dare forma
all’energia
Può un semplice adattatore diventare un’opera d’arte? Sì, se questo è un adatta-
tore Vimar. Realizzati con tutta la cura che contraddistingue la filosofia Made in
Italy dell’azienda, gli adattatori multistandard Vimar sono infatti diventati i pro-
tagonisti delle opere di Shay Frisch. Installazioni che hanno riscosso un succes-
so tale da essere esposte nei più importanti musei, co-
me il Museo di Arte Contemporanea di Roma. Dal 6
ottobre al 19 novembre le opere di Frisch sono state an-
che esposte a Palermo in una mostra, di cui Vimar è
sponsor tecnico, curata da Achille Bonito Oliva all’in-
terno del Polo Culturale dei Cantieri della Zisa, presso
la prestigiosa sede espositiva ZAC_ Zisa Arti Contem-
poranee. L’opera più recente dell’artista, realizzata ap-
positamente e “su misura” per Vimar è però esposta
nello showroom aziendale, lo spazio presso l’head
quarter di Marostica dove è possibile ammirare il me-
glio della tecnologia Made in Vimar. Qui è stato instal-
lato Campo 1833_N, e qui l’opera trova la sua naturale
collocazione. Frish, nato a Tel Aviv nel 1963, modella e
manipola l’energia attraverso assemblaggi sequenziali
composti esclusivamente da adattatori Vimar. Questi
assumono il ruolo di conduttori per dare “forma” al-
l’energia e alla luce, rivelando l’invisibile e coinvol-
gendo lo spettatore in maniera attiva ed emotiva. Fin
dai suoi esordi, l’elemento fondante nei lavori di Frisch
è appunto rappresentato dall’energia, a cui l’artista
aspira a dare forma, modellandola e manipolandola.
Per raggiungere questo fine è stato necessario individuare il mezzo più adatto.
Da qui uno studio accurato dei materiali e degli oggetti che potessero essere fun-
zionali all’obiettivo. È così che avviene l’incontro con i prodotti Vimar. Partendo
da un’idea ben precisa - quella di realizzare opere costituite da assemblaggi di
componenti elettrici - Frish compie un’approfondita
ricerca tra tutte le tipologie di adattatori presenti sul
mercato, scoprendo gli adattatori Vimar, di cui si “in-
namora”. Aconquistarlo sono la qualità dei materiali,
la cura dei particolari, il design ricercato e non da ul-
timo, il fatto che gli adattatori Vimar siano dotati del-
l’otturatore di protezione Sicury, che impedisce con-
tatti accidentali con parti in tensione. Un sistema bre-
vettato nel 1968 dall’azienda e ceduto gratuitamente
a tutti gli operatori del settore. Inizia così un lavoro di
assemblaggio di questi componenti - sempre dello
stesso tipo e solo bianchi o neri - che vengono inseri-
ti uno con l’altro, creano delle figure monocrome che
hanno come peculiarità il fatto di condurre elettricità,
che scorre così in tutta l’opera e prendere forma.
Questa modulazione di diversi componenti, pur se
uguali tra loro, richiede un meticoloso lavoro di mon-
taggio e smontaggio con tempi molto lunghi.
Ogni volta infatti l’opera deve quasi essere cucita sul-
la parete. Il risultato finale sono opere di notevole im-
patto, a tal punto che l’energia che circola al loro in-
terno viene quasi “percepita” dallo spettatore.
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